Nardò Tags: puglia, territorio Tra acqua e storia, alla scoperta di Porto Selvaggio e del cuore del Barocco Il comune di Nardò è, dopo Lecce, il secondo comune con il numero maggiore di abitanti. Non solo, vanta di 22 km di costa (le marine più note sono Sant’Isidoro, Santa Caterina e Santa Maria al Bagno) e con i 190 chilometri quadrati è anche tra i comuni più estesi.Il centro storico è tra gli esempi più splendidi del barocco leccese, non solo palazzi con splendidi cortili, ma chiese, così tante da essere nominata la città monastero. La città di Nardò vive nel duplice rapporto con la terra e il mare, con l’acqua e con la storia. Se pur distante diversi chilometri, il mare è l’elemento che caratterizza la vita degli abitanti.Il centro storico e la città moderna da una parte, il tempo libero con il mare dall’altra. E proprio l’acqua e il toro sono il simbolo della città.Si narra che un toro abbia fatto sgorgare l’acqua nel punto dove oggi sorge il centro storico. È il toro l’animale che, con la sua forza, mostra il coraggio dei neretini. Raffinato ed elegante, il centro storico di Nardò è un gioiello d’arte barocca. Il suo salotto, Piazza Salandra, è lo spazio che meglio racconta il suo estro.Le architetture si susseguono in un ritmo incessante. La pietra è stata sapientemente lavorata e le superfici rifinite a regola d’arte. L’elemento centrale nella piazza è la guglia dell’Immacolata, circondata da palazzo di Città e il sedile, con la statua del santo patrono San Gregorio. Dopo la visita della cattedrale e delle numerose chiese, l’attenzione non può che spostarsi al Castello degli Acquaviva, oggi contenitore culturale e museo. Dimora dei duchi Acquaviva d’Aragona, venne rimaneggiato dal nobile Luciano Personé. Il castello ha similitudini con quello di Otranto e Corigliano, sia per l’impianto planimetrico che per i numerevoli elementi di decorazione che lo sovrastano. È dal castello di Nardò che, dopo aver visitato le memorie storiche della città, comincia il nostro viaggio lento, alla scoperta del suo territorio e delle ricchezze paesaggistiche. Due viaggi lenti, dal centro storico verso il mare I percorsi lenti sono due, possono essere fatti a piedi e in bicicletta: il primo, di 7 km, dal castello al Parco Naturale di Porto Selvaggio, il secondo, di 4 km, dalla torre dell’Alto fino alle “Quattro Colonne”. Superato lo spazio dei giardini del castello, percorreremo lo spazio fuori le mura del centro storico, allontanandoci dal centro abitato, non prima di avere incontrato due landmark nello skyline della città: la vecchia torre dell’acqua, nei pressi dell’attuale Seminario diocesano, e la chiesa della Beata vergine Maria Incoronata, costruita nel luogo in cui, in una grotta, venne trovato un quadro raffigurante la Vergine incoronata da Gesù. Lasciata la chiesa alle spalle, proseguiamo lungo le campagne neretine, dove il territorio agricolo annuncia la vera vocazione di un tempo.Gli agricoltori, ancora oggi, trasmettono i loro saperi di generazione in generazione, per salvaguardare un patrimonio enorme. La campagna neretina è nota per la sua ricchezza. La leggenda narra che Bacco, passeggiando tra le foreste Neretine, decise, visto il terreno fertile, di coltivare le vigne dando vita al famoso vino. Ed è proprio quello delle viti, degli ulivi e degli orti privati, il paesaggio che si incontra. Ricordiamo che le famose olive celline (Sarcina) e il cece di Nardò sono stati riconosciuti come PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale).Non solo, proseguendo in zona Cenate, è l’architettura suburbana di un tempo a vincere. Tantissime sono le ville d’epoca, dalle forme più stravaganti (liberty, moresco, orientale, barocco) circondate da fastosi giardini. Le ville sono state costruite in diversi periodi, alcune risalgono addirittura al Quattrocento. Improvvisamente, la campagna si interrompe per lasciare posto alla fitta vegetazione di pini, che annuncia l’arrivo al Parco Naturale Regionale Porto Selvaggio. Siamo tra i luoghi più belli del Salento.La strada asfaltata diventa ora percorso sterrato, per giungere sulla terrazza panoramica. Resterete senza fiato. La terra si interrompe, vi troverete su una punta a strapiombo sul mare.L’orizzonte è segnato da due colori, il blu del mare e il verde fitto della vegetazione. Sarete immersi completamente nella natura.È da questo punto che potrete capire la vera sfida e il messaggio ricco di significato che Renata Fonte lasciò alle generazioni future. Un posto magico che Renata ha protetto con la vita, assassinata nel 1984. Dalla terrazza noterete la torre, punto d’arrivo del nostro viaggio. Torre dell’Alto, a strapiombo sul mare, venne costruita, come tutte le torri costiere, per difesa dai nemici che arrivavano dal mare. Oltre alla sua forma quadrata, a svettare è la grande scalinata a tre arcate.Da qui è possibile ammirare il parco e tutta la costa ionica, che arriva fino al comune di Gallipoli. Dalla torre dell’Alto parte il nostro secondo itinerario, questa volta costiero, alla scoperta della costa ionica.Oltre alla torre, il parco di Porto Selvaggio è famoso per la presenza di alcune grotte e cavità marine.L’unica spiaggetta è presa d’assalto in estate. Qui, grazie alle correnti e alle sorgenti sotterranee, troverà la temperatura perfetta chi è alla ricerca di refrigerio.Al di là del parco, la costa ionica si fa frastagliata e rocciosa. Siamo nelle marine di Nardò. Santa Caterina, nata come distretto difensivo per gli attacchi dei Saraceni, è oggi la meta preferita per i giovani che la popolano nelle caldi estate, alla ricerca di tramonti sullo Ionio e di refrigerio.Oltre alla ormai nota stanza a mare per i bagni, usata nei primi del Novecento dalle dame nobiliari, alla ricerca di riservatezza, al di sopra della spiaggetta sarà impossibile non notare la Torre Santa Caterina. Più alta rispetto all’altra, ha impianto simile, con una scalinata ad arcate. Santa Maria al Bagno, con i suoi 950 abitanti, è la frazione più popolosa di Nardò. In estate è popolata soprattutto dalle famiglie in cerca di una pausa estiva e di relax. La sua spiaggetta è simbolo di convivialità per chi vuole sentirsi a casa, anche in vacanza. Da piccolo borgo di pescatori, divenne presto un punto di snodo, dimora dei cavalieri teutonici che tornavano dalle crociate e luogo di rifugio per gli Ebrei scampati dai campi di sterminio. Il museo della Memoria e dell’accoglienza ne è la testimonianza. Il punto d’arrivo del secondo viaggio è la torre del fiume Galatena, conosciuta dagli abitanti locali come le “Quattro Colonne“.La torre venne eretta da Carlo V per proteggere il fiume d’acqua dolce dai pirati che attaccavano la torre per rifornirsi. La torre è differente da quelle incontrate lungo il cammino. Ha quattro bastioni angolari, giunti fino ad oggi, che hanno dato alla torre il nome di “Quattro Colonne”. Il viaggio lento alla scoperta di una Nardò insolita è giunto a termine. Al prossimo! 224 224 2041130cookie-checkNardòno Navigazione articoli Viaggio lento di primavera: PASQUA SLOWLa comunità in cammino