La regina dei monti dauni: Accadia tra fede e natura
La Puglia ha tanti paesaggi eterogenei, in pochi conoscono le colline dei monti dauni e le sue specificità.
Accadia è lì, distesa su una collina, come se una regina avesse lasciato corona (centro storico) e mantello (borgo nuovo). Il paese vive nel doppio rapporto tra “paese vecchio” e borgo nuovo.
Il Rione Fossi – da molti definito anche il paese fantasma – e il centro storico sono uno dei gioielli da visitare nei monti dauni. Un vero tesoro, dalla forma a chioccia, dove grotte e abitazioni medievali si susseguono.
Un luogo dalla storia secolare. Si narra della presenza di un tempio in onore della dea Acca, venerata sotto forma di pietra sacra, ritrovata e presente oggi al museo.
Al Rione Fossi, il tempo si è fermato da quaranta lunghi anni. Completamente abbandonato dopo il terremoto, il borgo antico è l’emblema di come l’uomo, di fronte alla natura, non abbia nessun potere. Un susseguirsi di stradine e case di pietra testimoniano una storia che, con tutto il suo peso, non potrà mai essere cancellata.
Il borgo, oltre alla chiesa Madre abbandonata, ha due monumenti architettonici che nella loro disposizione creano una delle piazze più belle del comune. L’orologio segna, ora dopo ora, lo scorrere del tempo. Come un soldato di 12 metri, spicca sulla collina, insieme alla fontana monumentale, con il pronao e l’arco di Porta Capo. Il rosso dei mattoni di Molfetta e il bianco del marmo travertino sono armonicamente disposti. Si respira la storia.
Qui è il punto in cui avvenne l’assedio. Il re Ferrante d’Aragona, dopo 19 giorni di resistenza da parte degli abitanti, riuscì a conquistarla. L’evento è raffigurato nelle porte di bronzo oggi conservate a Napoli, nel Maschio Angioino.
Il comune di Accadia, fino al 1927, faceva parte della provincia di Avellino e soltanto dopo i terremoti del 1930, del 1962 e del 1980 si decise di realizzare un nuovo borgo, quello attuale.
Si realizzarono anche la chiesa dei Santi Pietro e Paolo e tutte le architetture moderne, come le scuole, il comune e il palazzetto dello sport.
Il viaggio lento ha tre itinerari:
- Centro storico – Paduli, di 4,5 km, può essere fatto a piedi o in bici;
- Centro storico – Gole di Pietra di Punta, di 3,5 km, può essere fatto a piedi;
- Borgo Nuovo – Crispignano, punto panoramico, 6,7 km, di maggiore difficoltà, può essere fatto a piedi o in bici.
Partendo dal centro storico e dal punto più alto della collina, ci allontaniamo dal borgo per percorrere le strade poco trafficate che ci porteranno nel bosco delle querce secolari, il bosco “Paduli”.
Lungo il percorso, attraversiamo il ponte Rotato. Ci troviamo sopra il torrente affluente del fiume Carapelle. Qui passava una delle vecchie vie romane (Herculia, di raccordo con Sappia e la Traiana). Segno del tempo oggi è il resto della taverna, antico prototipo delle attività commerciali, al suo interno si vendevano cibi cotti, vino e pane.
La fitta vegetazione e i campi ormai non più coltivati annunciano l’arrivo in quello che è il bosco, meta di gite fuoriporta e preferito per il tempo libero.
Il bosco è nel SIC “Accadia-Deliceto”, il suo nome Paduli è dovuto molto probabilmente alle acque che scendevano dal monte Tre Titoli, allagando la piana del bosco. Tantissime e maestose le querce secolari. Anche la fauna che lo abita è numerosa, oltre i cinghiali, lupi, volpi, tassi e diversi rapaci, come il gufo e il nibbio.
Il bosco è luogo e meta perfetta per i viaggi lenti. Oltre alla possibilità di fare trekking, avventurandosi sui numerosi sentieri segnalati, è possibile fare escursioni a cavallo o varie attività sportive.
Il secondo itinerario è ideale per coloro che voglio fare hiking o fotografia paesaggistica. Le gole di Accadia stanno diventando attrazione e meta preferita di molti avventurieri. Suggerita grazie al tam tam sui social, è oggi motivo di orgoglio per il piccolo comune.
Lasciato il borgo nuovo e percorsa la strada verso Monteleone, incontriamo lungo il cammino la chiesetta di Santa Maria Maggiore.
Immersa completamente tra i campi, era un tempio pagano lungo la via Herculea. Nel 1121 l’ordine Teutonico intitolò la chiesa a Santa Maria Maggiore. La tradizione vuole che qui morì il papa Callisto II, mentre tornava dal Concilio tenutosi a Troia.
Costeggiando il Frugno e superando la boscaglia, ci si imbatte nella gola del torrente. Alte pareti rocciose si uniscono in un abbraccio che genera una cascata pittoresca. L’acqua finisce in un laghetto, circondato dalla biodiversità protetta di salici e pioppi.
Una meta da visitare, proteggere, ammirare e trasmettere ai posteri. Una vera immersione nella natura.
Vista la difficoltà nel raggiungere il luogo, consigliamo di trovare accompagnatori o persone esperti del luogo.
L’ultimo itinerario è di media difficoltà, il percorso richiede un minimo di allenamento viste le forti pendenze, se pur tutto su strada.
Partiamo dal borgo nuovo, destinazione il santuario della Madonna del Carmine.
L’itinerario ci porterà a mille metri dal livello del mare.
Percorrendo la salita verso il santuario, si ha man mano la possibilità di ammirare le colline della Puglia, della Basilicata e della Campania.
Una vecchia strada di campagna ci porta su uno dei punti panoramici più affascinanti della Puglia.
Tantissimi sono i comuni che possiamo ammirare come anche il tramonto, è proprio il caso di dirlo, tra i monti.
Giunti al Santuario, siamo sul monte Crispignano.
Qui la Madonna apparve ad un pastorello nel 1200. Nel 1694 si costruì la cappella, il 21 agosto 1927 avvenne l’incoronazione della Vergine e da allora, ogni cinque anni, ci sono solenni festeggiamenti.
Oltre al santuario, da visitare è la Fontana dell’eremita. A protezione della Cappella, nel Trecento, sul monte vivevano alcuni eremiti che, oltre a riunirsi quotidianamente in preghiera, proteggevano l’immagine della Madonna incisa su pietra. Erano loro ad accogliere sempre i pellegrini, il rito prevedeva tre giri attorno al santuario e la consegna dell’acqua benedetta della fontana.
Il viaggio lento ad Accadia non può concludersi senza aver avuto la possibilità di assaggiare le prelibatezze enogastronomiche. Tanti i piatti tipici che vi invitiamo a scoprire e tanti gli snack da provare. Pizze al pomodoro e farcite, taralli e soprattutto il caciocavallo podolico, che qui assume sapori diversi.
I monti dauni sono una giusta pausa per chi vuole esplorare nuovi territori e ritrovare tempo per se stessi.
Qui c’è posto solo per turismo lento e ospitale.
Buon viaggio!